Antica chiesetta posta su un poggio, è ritenuta una sovrapposizione di culto in onore a una divinità delle acque, come potrebbe indicare un’ara romana riutilizzata come pietra d’angolo. Probabile sito benedettino dedicato un tempo a San Vitale, conserva resti di arte longobarda (sec VIII-IX). Intitolata successivamente a Sant’Antonio, con gli ultimi rifacimenti si sono perse le antiche strutture e decorazioni.
Questo piccolo edificio religioso fu teatro, nel corso dell’ultima guerra mondiale, di un tragico episodio di sangue: sette giovani partigiani, attirati con l’inganno, furono crudelmente torturati e uccisi dai fascisti. Sul posto sorge oggi un monumento che ricorda i tragici fatti e inneggia ai “sette martiri di Grancona“. Particolarmente interessante è la parte dove all’interno di cerchi annodati sono raffigurati alcune figure come animali che prendono il cibo e un uomo o ancora una spirale, simbolo dell’infinito. Ad ognuno dei sette giovani assassinati è stato dedicato un maestoso cipresso.